Ora che la Cina sta rivedendo la luce, dopo mesi di buio e quarantena, si possono anche un po’ tirare le somme su quello che è stato chiamato “il modello Cina” per affrontare il Corona Virus, che ha avuto come base l’uso dei Big Data. Attento oggi, 19 marzo 2020, la Cina non è del tutto fuori, ma i casi che sta riscontrando sono tutti di ritorno, cioè di persone che da fuori stanno tornando a Pechino o in altre zone del Paese.
La Cina ha due alleati preziosi per la sua lotta, entrambi vincenti anche se uno ampiamente discutibile: la tecnologia e il pieno controllo che la Repubblica Popolare Cinese ha sui suoi cittadini.
Infatti, in questi ultimi mesi i colossi dell’industria tech Cinese stanno svolgendo un ruolo di primo piano nella lotta al coronavirus. E confermano anche che la tanto discussa raccolta dei dati personali dei cittadini, che in Cina viene eseguita con fin troppa parsimonia, sta risultando un alleato preziosissimo in questi giorni di emergenza.
Il Presidente della Repubblica Comunista Cinese, Xi Jinping, ha lanciato un appello alle aziende tecnologiche del Paese e i colossi come Alibaba, Baidu e Tencent hanno reagito prontamente, mettendo sul tavolo tutte le loro migliori innovazioni: Big Data, Intelligenza Artificiale, robotica e device connessi. Possiamo quindi definirla una corsa agli armamenti 4.0 con tutte le migliori tecnologie messe a disposizione e scese in campo per sconfiggere un nemico così infimo.
Come sono stati utilizzati nel dettaglio i Big Data e l’ Intelligenza Artificiale?
Le azioni fatte sono state diverse, vediamole insieme:
- avendolo già nel loro DNA, il primo passo è stato fatto verso i sistemi di sorveglianza. Infatti il sistema già in essere di circa 200 milioni di telecamere installate in tutto il Paese è stato integrato con applicazioni di Big Data. Questo con l’obiettivo di far rispettare la quarantena ai pazienti infetti e per mappare i movimenti del virus.
- sempre grazie alle telecamere intelligenti, vengono facilmente intercettare le persone che non indossano una mascherina. Soprattutto avviene una scansione termica in tempo reale così da individuare eventuali casi di febbre. Infatti, SenseTime, una delle principali società di intelligenza artificiale in Cina, ha reso noto che il suo software di rilevamento della temperatura “contactless” è stato implementato nelle stazioni della metropolitana, nelle scuole e nei centri pubblici di Pechino, Shanghai e Shenzhen. La stessa società ha inoltre sviluppato una piattaforma in grado di riconoscere i volti, anche se i cittadini scansionati indossano le mascherine. Quindi hanno messo in campo anche sistemi di rilevamento biometrico. Lo stesso che poi è alla base di quello che noi conosciamo per sbloccare il nostro smartphone grazie al riconoscimento facciale.
- Alibaba, ha sviluppato un nuovo sistema di diagnosi del Covid-19 basato sull’intelligenza artificiale. Questo sistema permette di rilevare – tramite scansioni basate sui tradizionali sistemi di TAC – nuovi casi di coronavirus con un tasso di accuratezza che arriva fino al 96%. Il tutto in 20 secondi, quindi abbattendo notevolmente i tempi della diagnosi dei tradizionali tamponi.
- Secondo fonti interne la Repubblica Cinese, le forze di polizia nella provincia del Sichuan stanno utilizzando caschi intelligenti. Questi sono in grado di misurare la temperatura di chiunque, entro un raggio di 5 metri.
- Sempre Alibaba ha sviluppato un’app chiamata Alipay Health Code che, grazie ai dati in possesso della Sanità cinese, assegna ad ogni cittadino un colore: verde, giallo o rosso. Come un semaforo, questo indica chi può essere ammesso negli spazi pubblici, chi ha problemi di salute e chi deve rimanere a casa, in quarantena. L’app, quindi, utilizza i big data della Sanità per identificare potenziali portatori di virus ed è stata adottata in oltre 200 città della Repubblica Popolare.
- Anche Tencent, la holding che sta dietro alla app di messaggistica più popolare in Cina, WeChat, ha lanciato una cosa simile ad Alipay Health Code basata su un codice QR. L’app si chiama “close contact detector” e avvisa gli utenti se entrano in contatto con un potenziale cittadino portatore di virus.
- China Mobile, invece, ha condiviso con alcuni media i dati di spostamento dei suoi utenti affetti da virus: dal treno preso, fino alla metropolitana o al supermercato. E questo è servito a tracciare, in determinate città, le possibilità di contagio e il percorso del virus,.
E la Privacy?
Questo è il rovescio della medaglia di tutti questi sistemi. Ignorarla completamente è in realtà il punto di forza della Repubblica Comunista Cinese nell’affrontare questo virus. Nessuno può mettere in dubbio l’efficienza della macchina tecnologica cinese. Basta pensare che negli ultimi 18 anni – il tempo che è passato dall’ultima grande epidemia avuta nel Paese – è passata dall’essere mera produttrice per altri Paesi a traino e punto di riferimento tecnologico.
Nonostante il forte impatto sulla guerra al virus, rimangono pensanti dubbi sugli effetti – diretti e indiretti – che questa nuova massiccia raccolta di dati potrà avere sulla privacy dei cittadini cinesi. Questo soprattutto perché non c’è grande trasparenza sul modo in cui il governo di Pechino stia effettuando i controlli incrociati, consideriamo che molte delle app menzionate, infatti, richiedono agli utenti di registrarsi con il loro nome, numero di identificazione nazionale e numero di telefono. Altro fattore da non sottovalutare è che più le app diventano diffuse, più cresce la paura che si possano verificare casi di discriminazione verso i cittadini infetti da corona virus. Il semaforo di Alipay Health Code, quindi, non è altro che la versione moderna e meno poetica de La lettera Scarlatta.
Come si sta comportando l’Italia in merito alla questione Big Data nella sanità?
Purtroppo oggi il nostro Paese è tra quelli con il più alto numero di contagi al mondo, stiamo di conseguenza lavorando tutti duramente per sconfiggere anche noi questo male oscuro. Per la prima volta nella storia è stato identificato il “modello Italia” non in senso dispregiativo, ma in modo da sottolinearle il forte senso responsabilità e le giuste azioni messe in piedi nel nostro Paese. Come si sta muovendo la sanità in termini di Big Data e in relazione al Covid-19?
Ne ha parlato Giovanni Arcuri, il direttore Uoc delle tecnologie sanitarie del polo ospedaliero del Gemelli, in un’intervista per il Il Sole 24 Ore.
Il Dott. Arcuri ha voluto sottolineare come da anni già si sta lavorando anche nella sanità italiana con i Big Data e l’AI, in particolare descrive come siano tre campi di applicazione maggiore:
1 – Diagnostica e Terapia. In questo caso si lavora sia con algoritmi di apprendimento automatico, che di “knowledge extraction”. Nel primo caso si tratta di algoritmo in grado di simulare le capacità cognitive umane. L’algoritmo analizza i dati clinici e giunge autonomamente a delle conclusioni senza ulteriori input umani. Aiutando in questo modo il medico nell’individuazione dei segni di probabili patologie. Nel secondo caso si tratta di algoritmi in grado di estrarre nuova conoscenza dai dati di cui già disponiamo. In medicina, questi algoritmi permettono di identificare nuovi segnali predittivi dell’insorgenza di alcune malattie. In aggiunta si possono individuare correlazioni non ancora note fra i risultati di diversi esami clinici comunemente prescritti.
2 – Gestione della Struttura Ospedaliera, grazie ad un’analisi di Big Data si può valutare e implementare in tempo reale, l’occupazione delle diagnostiche o dei posti letto in ospedale. Questo, di conseguenza, è molto utile per gestire al meglio le risorse e analizzare l’efficacia dei percorsi clinici.
In merito alla nostra situazione attuale, il Dott. Arcuri, ha affermato che i modelli basati sui Big Data aiutano a comprendere in modo rapido, i meccanismi di diffusione del virus. Pertanto ci permetteranno di indirizzare in maniera più efficace ed efficiente le strategie per contenerlo. Inoltre, afferma quanto segue:
“Nel contempo, indipendentemente dalla situazione attuale, diverse aziende farmaceutiche per abbreviare il periodo di sviluppo di nuovi farmaci e vaccini stanno studiando le opportunità offerte dai sistemi di AI. Questa è anche una delle strade che si sta percorrendo per il vaccino del coronavirus, ma non solo per quello. È purtroppo presto per poter fare valutazioni, ma è di questi giorni il rilascio di un algoritmo di intelligenza artificiale in grado di analizzare le TAC polmonari dei pazienti positivi al COVID19. Non si tratta, beninteso, di un sistema in grado di diagnosticare il contagio, ma di un algoritmo che, essendo addestrato sulle immagini TAC acquisite in Cina nelle ultime settimane, propone una diagnosi in caso di riconoscimento della polmonite interstiziale bilaterale, che rappresenta una delle più serie complicanze per i pazienti affetti dal virus.“
La medicina, la scienza tutta, l’ingegneria, l’informatica e soprattutto la coscienza umana e personale sono le armi con cui si può combattere questo virus. Da giorni, sentiamo dati su morti, contagi, guariti, sono solo la punta dell’iceberg della mole di informazioni che la sanità ha a disposizione. Unendo a questo la tecnologia e il cervello umano possiamo veramente sconfiggere questo male.
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